Segno Maieutico™: l'arte che ci porta alla luce
- Caterina Monaco
- 4 giorni fa
- Tempo di lettura: 3 min
Sin dai tempi del liceo, Socrate e il disegno sono stati per me fonte di grande ispirazione e gioia. Socrate mi ha insegnato a pormi le domande giuste, quelle che ancora oggi, alla tenera età di piu' di cinquant’anni, guidano il mio lavoro in termini artistici e pro- fessionali.
“Chi sono? Da dove vengo? Perché sono qui?” Socrate mi ha anche spinta a coltivare una grandissima determinazione, che mi ha portata a non abbandonare la ricerca prima di aver trovato una risposta degna della domanda.
Ha impostato dentro di me il rigore scientifico, applicato al mondo dell’invisibile, della conoscenza di sé, dell’arte.
“Chi sei tu?” Chiedeva Socrate nell'agorà ai suoi concitta- dini. Qualcuno, di fronte alle sue domande incalzanti dava di matto, tentando di trovare una risposta basata sull’e- sperienza del vivere quotidiano.
“Non il tuo nome, non la tua professione, non a quale razza o religione appartieni”.
La sua domanda si faceva sempre più difficile mano a mano che i suoi interlocutori si scavavano dentro. Altri, soprattutto i giovani, si lasciavano andare all’esplorazione interiore e trovavano, se non una risposta certa, almeno una strada all’introspezione, a ricercare il senso di sé.
Voi direte, ma cos’hanno in comune Socrate e il disegno? Avendo vissuto gli ultimi 20 anni in Scozia, e dovendo necessariamente esprimermi in inglese, l’uso costante del verbo disegnare, “drawing”, è stato per me illuminante, almeno tanto quanto le domande del filosofo.
“Drawing” non soltanto suggerisce l’atto di creare dei segni su un foglio copiando dalla realtà o dalla fantasia, ma ricorda anche l’atto di “tirare”.
Drawing - in, l’atto di entrare dentro, Drawing-out, l’azione di tirare fuori, portare alla luce qualcosa che è dentro, un po` come la maieutica socratica.
E’ dunque possibile applicare il di-segno, in guisa di maieutica artistica nella ricerca del sé?
E come “entriamo dentro” il nostro corpo, il nostro mondo interiore, il nostro sentire? E una volta dentro, come potremmo tirare fuori, rendere visibile, esprimere ciò che abbiamo trovato?
Grazie al “respiro consapevole” impariamo a penetrare nella nostra coscienza che dimora negli organi i quali possono accumulare, durante il corso della nostra vita, blocchi emotivi che a lungo andare potrebbero manifestarsi come sintomi patologici.
Connettere il nostro respiro e la nostra consapevolezza a livello cellulare, innesca un processo che porta a sentirsi/ conoscersi/ascoltarsi ad una profondità altrimenti impos- sibile. Quando ci mettiamo in ascolto profondo del nostro corpo, troviamo il nostro movimento vitale che, libero da giudizio o intenzione, dall’interno fluisce all’esterno (drawing -out) e rimane impresso sulla carta.
Facendo ciò entriamo in uno stato meditativo, uno stato di allerta rilassato, quello che in sanscrito veniva definito Vilamba, lo spazio tra i pensieri, in cui esistiamo non solo in funzione della nostra attività mentale.
"Cogito Ergo Sum" perde la sua presa, sbiadisce, per lasciare spazio ad un essere, qui ed ora, molto più intenso e brillante, connesso in tutte le sue parti, non solo quella della mente.
“Chi sei tu?”, replicava Socrate. “Non sono solo i miei pensieri, non sono solo questo corpo, non sono solo queste emozioni che vanno e vengono, questi desideri che sem- brano non esaudirsi mai”. Risponde il mio disegno.
In quello spazio in cui il rumore dei pensieri finalmente si zittisce, è possibile vedere, ascoltare, conoscere la realtà circostante, l’altro, e soprattutto noi stessi. Ciò che appare sul foglio, è la voce delle parti che troppo spesso e per troppo tempo dimorano nell’ombra, nella nostra non-consapevolezza, ma che finalmente vengono alla luce e ci informano su chi veramente siamo, qui ed ora, in questo momento della nostra vita, e di quali scelte siamo veramente capaci.
Il chiaro e lo scuro finalmente prendono posto sulla tela della nostra esistenza e ci mostrano la forma del nostro vissuto, di ciò che siamo ad oggi, la via per la guarigione dell’anima e per una più completa realizzazione di sé.
di Caterina Monaco
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