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Il corpo come espressione artistica del divenire


Per andare oltre il nostro attuale livello di coscienza, il corpo deve essere pronto ad assumere il nuovo ruolo che lo attende.

Carl Gustav Jung



Il corpo ha una coscienza? O meglio, esiste nel corpo un ulteriore stato o strato di coscienza di cui non siamo consapevoli?


Nella nostra mente e nel nostro sentire, noi viviamo una cosa alla volta. Pur essendo capaci di saltare dal presente al passato al futuro in una frazione di secondo, mentre siamo qui in questo pensiero nel presente, non siamo lì in quel pensiero nel passato o nel futuro. Mentre viviamo un’emozione triste, non ne stiamo vivendo un’altra gratificante. Potrebbero succedersi una dietro l’altra in tempi brevissimi, ma pur sempre separatamente e consequenzialmente.


Il corpo, invece, accoglie e raccoglie in sé tutte le informazioni dei cinque sensi, le informazioni della coscienza in continua evoluzione, più tutta la nostra attività mentale, in un unico spazio sempre presente a sé stesso.


A volte non sappiamo cosa stiamo provando, o di cosa abbiamo bisogno; quando le pressioni dall’esterno diventano troppe, ci sentiamo confusi, scambiamo l’ansia per fame, la depressione per stanchezza, un bisogno di sfuggire allo stress per un desiderio sessuale ecc.

Se poi abbiamo anche subìto traumi infantili, la pressione interna è già di base elevata, seppur inconsapevolmente, e così ci risulta difficile capire quale è la scelta giusta da fare.


Il nostro corpo custodisce con cura ogni minuscola particella del nostro vissuto fisico, mentale, spirituale e lo mantiene biologicamente vivo, anche quando non ne siamo coscienti, o non vogliamo esserlo.

Mentre state raccontando qualcosa che vi è capitato e che ha avuto un certo impatto su di voi, vi siete mai chiesti: “dove risiede questa esperienza nel mio corpo”?


Esempio: il vostro capo vi ha trattato ingiustamente. Se anche foste riusciti a non prendervela più di tanto, siete consapevoli di dove si sia sedimentato quello scambio spiacevole nel vostro corpo?

In principio potrebbe sembrare un esercizio del tutto superfluo, dal momento che siamo abituati a gestire tutto mentalmente. Un tempo si credeva che, nell’evento di un’esperienza emotivamente o psichicamente dolorosa, bisognasse “farsi coraggio e andare avanti” e siccome “il tempo cura tutto”, il problema si sarebbe risolto magicamente e semplicemente, continuando a vivere più o meno come se nulla fosse accaduto.


Finalmente, gli ultimi studi sulla neuroscienza hanno dimostrato che nulla sfugge al corpo, il quale registra minuziosamente quel ‘tutto’ di modo che possiamo accedervi in qualunque momento lo riteniamo opportuno (ad esempio quando vogliamo ricordare qualcosa) o, come nel caso di un trauma, nel momento in cui ci troviamo finalmente pronti per poterlo affrontare, elaborare, integrare nella nostra coscienza e così superarlo.



La PNEI (psico-neuro-endocrino-immu- nologia) ci spiega come il cervello influisca sul corpo tanto quanto il corpo regoli il cervello.

Il paradigma dualistico della mente/capacità intellettive e razionalità/psiche, considerate superiori al corpo, perde peso.


Un esempio che trovo affascinante è quello delle articolazioni. Un approccio più razionale potrebbe considerarle l’elemento di debolezza, che divide e separa le ossa, invece un punto di vista somatico “sentirà” le articolazioni come componenti essenziali alla costruzione dell'integritá corporea.

Purtroppo la maggior parte degli approcci terapeutici in occidente scaturisce da una visione che considera le parti del corpo come a sé stanti piuttosto che l’insieme, non riconoscendo il valore trasversale di organi sensoriali come la fascia, la guaina protettiva che con circa 100 milioni di recettori mette in comunicazione tutte le varie parti del corpo tra di loro, facendole comunicare e “sentire uno”.


Quanto ci costa il non sentire?

L’alessitimia, dal greco -a «mancanza» - lexis «parola» - thymos «emozione», è l’incapacità di riconoscere ed esprimere il proprio stato emotivo e distinguere le diverse sensazioni corporee.


Questa condizione biologica presenta, ovviamente, implicazioni culturali e psicologiche ed è uno dei fattori di rischio per diversi disturbi quali stati d’ansia, anoressia e bulimia nervosa, depressione e anche ‘disturbi fisici quali coronaropatie, ipertensione, disturbi gastrointestinali’ (Porcelli P., Bagby R.M., Taylor G.J., De Carne M., Leandro G., Todarello O. 2003), per menzionarne solo alcuni. Cosa succederebbe se potessimo vedere con i nostri occhi il ‘sentire del corpo’? Che forme, quali colori, odori o texture osserveremmo?


E se potessimo mappare il nostro stato emotivo ad oggi e le consequenziali modalità di comportamento che involontariamente adottiamo, considerando che lo stato fisiologico di ogni organo coincide con la percezione di noi stessi, degli altri, del mondo e un adattamento/disadattamento ad esso, con quali immagini potremmo disegnare questa mappa?


Immaginate una rappresentazione artistica di voi stessi, colti nell’attimo presente in cui osservate in che modo il vostro corpo incarni la vostra intera esistenza: la vostra fisicità, la vostra coscienza, i vostri dolori, le parole non dette, i desideri ancora da realizzare.


Immaginate per un attimo la possibilità di ascoltarsi senza giudizio né senso di colpa, e riuscire a camminare in quello spazio tra ciò che si è e ciò che si vorrebbe essere, trovando potenzialità pronte ad emergere, che ci chiamano a diventare co-creatori consapevoli del nostro destino.


Lasciatevi andare per un attimo e vedetevi sdraiati su una tela per dipingere, lunga e larga quanto il vostro corpo e con una sensazione morbida nel cuore, di appartenenza a voi stessi, alla tela, alla luce calda che illumina lo spazio. I colori, tanti, e tanti materiali diversi sono lì per voi, per riempire la sagoma del vostro corpo tracciato sulla tela.

Voi e il vostro corpo siete lì per conoscervi meglio, per celebrare ogni aspetto del vostro vissuto e per ricominciare con una più profonda consapevolezza, il viaggio unico e irripetibile che avete scelto di intraprendere.


Il Body Tracing ha la sacralità di una pratica ancestrale, la spontaneità di un gioco di bambini e la libertà espressiva di un’indagine artistica.


La mappa del corpo prodotta sarà totalmente unica e originale per ognuno e vi parlerà con un linguaggio intimo e profondo.


L'autrice consiglia...


LETTURE INTERESSANTI


Bessel Van Der Kolk “The Body keeps the score”

In Italiano : “Il corpo accusa il colpo” - Raffaello Cortina Editore


Frédérique de Vignemont, Henrik H. Ehrsson, Patrick Haggard, "Bodily il- lusions modulate tactile perception". Current Biology, Vol. 15, pp. 1286–1290. DOI 10.1016/j.cub.2005.06.067 (26 lu- glio 2005).


Pat Ogden “ Sensorimotor Psychothe- rapy: Interventions for Trauma and Attachment”.

In italiano: “Psicoterapia sensomotoria. Interventi per il trauma e l'attaccamento.” - Raffaello Cortina Editore


Per ulteriori info sull’esperienza del Body Tracing- Tracciatura Artistica del Corpo, entrate QUI o rivolgetevi direttamente a Caterina al +39 3331624218 / caterina@angelistudios.com


Vi aspetto!


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Questo articolo è stato pubblicato su esistomagazine.it

 
 
 

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